Il progresso scientifico ha sempre avuto ben più di un occhio di riguardo per la medicina, imprimendo una forte spinta anche all’innovazione in Odontoiatria, che negli ultimi anni ha visto una poderosa accelerazione, con grandi trasformazioni nei metodi, nei materiali, negli strumenti, nelle tecniche.
Quali innovazioni stanno cambiando l’odontoiatria tradizionale?
Alcune delle innovazioni in campo odontoiatrico di ultima generazione sono particolarmente interessanti e non possono mancare in nessuno studio odontoiatrico che faccia della qualità il proprio fiore all’occhiello.
Ecco una breve panoramica:
La tecnologia Laser
Il primo posto senza dubbio se lo aggiudica la tecnologia laser: acronimo dell’inglese «Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation», è una tecnica ormai “antica” (sembra che il primo laser sia stato azionato il 16 maggio 1960, ma ci sono diatribe su questo) che negli ultimi 10 anni è prepotentemente entrata negli ambulatori odontoiatrici.
Avendo il pregio di riuscire a concentrare una grande quantità di energia in uno spazio molto ristretto, il laser è utilizzato sia per la cura delle carie (perché meno aggressivo della turbina e capace di disinfettare il tessuto carioso), sia nella terapia della malattia parodontale (benché con alterne fortune) perché favorisce la coagulazione sanguigna, fondamentale per il processo di guarigione della tasca dentale che viene in precedenza ripulita con i tradizionali e insostituibili metodi del raschiamento (scaling) e della levigatura radicolare (root planing).
La diagnostica 3D
In ambito radiologico, in particolare in quello della chirurgia implantare, non è possibile non citare la diagnostica 3D.
Uno studio odontoiatrico che voglia stare al passo con la tecnologia del presente non può infatti non essere dotato di TAC Cone-Beam CBCT, una macchina radiografica che consente di ottenere un’immagine tridimensionale delle strutture interne del paziente, osservandone con precisione i volumi ossei sui quali operare.
In questo modo, avendo a disposizione tutti i dati necessari in anticipo, il dentista può progettare l’intervento chirurgico prima di intervenire e potendo quindi definire il tipo di intervento: se è necessario un innesto osseo o meno, il numero e la tipologia di impianti, la loro dimensione.
Tutto questo va in assoluto favore del paziente perché diminuisce la durata dell’intervento, aumenta la percentuale di riuscita (di fatto prossima al 100%) e dimezza il tempo di guarigione.
Il flusso digitale delle informazioni cliniche
Infine per ciò che concerne le tecniche odontoiatriche, è impossibile trascurare il flusso digitale che sta sostituendo i processi tradizionali nella produzione di informazioni digitalizzate.
Per esempio, grazie alle telecamere intraorali è possibile creare un’immagine digitale delle arcate dentali, utilizzabile nello studio del caso clinico tanto quanto le “vecchie” impronte in gesso (molto fragili e da custodire con cura).
L’informazione digitale così ottenuta avvia un processo di gestione completamente digitalizzato dei dati; in questo modo si velocizza il processo stesso, si aumenta la qualità del manufatto e si snelliscono le procedure a basso valore aggiunto, come il trasferimento delle impronte dallo Studio al laboratorio odontotecnico e viceversa.
La qualità ne guadagna moltissimo: le informazioni raccolte vengono usate per la produzione degli artefatti implantari e protesici (intarsi, corone, scheletrati, dentiere, etc.), consentendo la progettazione della protesi (e in generale l’artefatto) al computer e la sua realizzazione con una fresa a controllo numerico: in tal caso di parla di tecnologia CAD (Computer-Aided Design) – CAM (Computer-Aided Manufacturing), cioè tecnologie di progettazione e fabbricazione assistite dal computer.
Molte le innovazioni in corso, quindi, e di grandissimo interesse. Chiaramente la difficoltà maggiore non è nell’affidabilità delle tecnologie, quanto piuttosto nella capacità del medico odontoiatra di utilizzarle al massimo delle loro potenzialità.
Per questo esistono i corsi di formazione… ma questa è un’altra storia.